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Il segmento testuale Pio IX è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 157Entità Multimediali , di cui in selezione 19 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 315

Brano: Pio IX

la pubblicazione dei decreti pontifici e r“exquatur”, ossia l’assenso governativo per la pubblicazione di ogni atto delle autorità ecclesiastiche. Restavano soggetti al control

lo del governo italiano gli atti delle autorità ecclesiastiche riguardanti la destinazione dei beni e degli enti ecclesiastici.

Pio IX con l'enciclica “Ubi nos” respinse la legge perché, a suo parere, essa non garantiva alla Santa Sede quel minimo di sovranità temporale indispensabile alla sua indipendenza. Il Papa osservò che la legge delle Guarentigie non aveva la forza di un trattato internazionale in quanto era solo un atto legislativo unilaterale dello Stato italiano. Rifiutò pure gli assegni annuali che gli erano stati accordati e decise di chiudersi in Vaticano proclamandosi vittima della violenza italiana. Questa presa di posizione, alla quale seguì l’11.10.1874 il decreto papale noto come “Non expedit” (con il quale[...]

[...]iolo, sorse nel 1894 l’Unione per gli studi sociali. Sempre più attiva divenne l’Opera dei Congressi per organizzare e disciplinare la partecipazione dei cattolici alla vita sociale e politica italiana, anche se a livel

lo elettorale ciò avverrà solo nel

1913 con il cosiddetto Patto GentiIoni approvato da Pio X (v. Democrazia cristiana).

Si può dire che, se i diciassette anni trascorsi tra la formazione dell’unità d’Italia e la morte di Pio IX erano stati caratterizzati da un clima di contrapposizione tra Vaticano e Stato italiano, i pontificati di Leone XIII e di Pio X (19031914) gettarono una passerella tra le due rive. Tuttavia non mancarono nuove polemiche aH’interno dello stesso mondo cattolico, per esempio dopo la pubblicazione da parte di Pio X dell’enciclica uPascendi dominici grecis” (8.9.1907), con la quale venne condannato il modernismo. Oltre ad Ernesto Buonaiuti (v.), furono raqgiunti da provvedimenti canonici gli altri esponenti più significativi di quella corrente di pensiero che reclamava un adeguamento della tradiz[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 602

Brano: [...]rte sul rogo.

Nell'accusare i massoni e gli anticlericali in genere di essere in combutta « col diavolo », l’estrema destra clericale non faceva altro che ripetere le parole delle maggiori gerarchie cattoliche, compresi i pontefici, nelle cui invettive contro i distruttori del potere temporale e contro i fautori del nuovo ordine di cose l'accenno all'intervento diabolico era di regola. Si può dire, ad esempio, che non vi sia stato discorso di Pio IX nel quale il pontefice non abbia fatto entrare, spesso a sproposito, Satana, Bei ial, l'inferno, l'anticristo e altri concetti apocalittici. Per il papa non solo i massoni, ma anche i protestanti, i cattoliciliberali, i socialisti e i comunisti costituivano un insieme diabolico, designato col nome unico di « rivoluzione ». Egli lo aveva sempre aspramente condannato in tutte le sue encicliche e nel « Sillabo ».

Il 18.2.1872, ricevendo un gruppo di fedeli guidati da una principessa, Pio IX asserì che il demonio si era presentato davanti alla rivoluzione e le aveva detto: « Se tu ti prostrera[...]

[...]entrare, spesso a sproposito, Satana, Bei ial, l'inferno, l'anticristo e altri concetti apocalittici. Per il papa non solo i massoni, ma anche i protestanti, i cattoliciliberali, i socialisti e i comunisti costituivano un insieme diabolico, designato col nome unico di « rivoluzione ». Egli lo aveva sempre aspramente condannato in tutte le sue encicliche e nel « Sillabo ».

Il 18.2.1872, ricevendo un gruppo di fedeli guidati da una principessa, Pio IX asserì che il demonio si era presentato davanti alla rivoluzione e le aveva detto: « Se tu ti prostrerai davanti ai miei piedi io ti darò questi regni, questi imperi, queste province ». La rivoluzione aveva accettato e, divenuta padrona dell'Italia, eseguiva gli ordini infernali, maltrattando la Chiesa. Si trattava, come si vede, di concezioni infantili. È giusto dire però che spesso anche gli anticlericali agivano e parlavano in maniera priva di buon senso. Inoltre difettavano di coerenza perché, mentre inneggiavano a Satana, assunto, chissà perché, a simbolo del mondo laico moderno, contemp[...]

[...] maltrattando la Chiesa. Si trattava, come si vede, di concezioni infantili. È giusto dire però che spesso anche gli anticlericali agivano e parlavano in maniera priva di buon senso. Inoltre difettavano di coerenza perché, mentre inneggiavano a Satana, assunto, chissà perché, a simbolo del mondo laico moderno, contemporaneamente accusavano a loro volta il papato di essere manifestazione « diabolica ».

Si poteva pensare che, morto l’irascibile Pio IX, il nuovo papa Leone XIII, uomo di maggior cultura, avrebbe usato toni meno duri contro la Massoneria e contro il nuovo ordine liberale del quale i dignitari massoni erano gli esponenti. Non fu così e anzi si può affermare che le più pesanti imputazioni rivolte dal papato contro la Massoneria furono quelle incluse nell’enciclica Humanum genus, emessa da Leone XIII il 20.4.1884.

Mentre le precedenti encicliche dei papi indicavano come bersaglio da colpire, insieme alla Massoneria, le società segrete anticlericali in senso generale, la « Humanum genus » era invece volta in modo specifico con[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 404

Brano: [...]bbastanza sviluppato è il turismo.

Cenni storici

Nei secoli fedele ai papi, alcuni dei quali vi furono eletti o vi soggiornarono, Viterbo non offrì un particolare contributo nelle prime fasi del Risorgimento nazionale, ma nel 1831 il patriota viterbese Francesco Orioli ebbe un ruolo importante nei moti che si verificarono in EmiliaRomagna. Una maggiore attenzione verso i problemi dell’unità nazionale sorse dopo l’elezione al pontificato di Pio IX. Nel 1848 furono un centinaio i viterbesi che parteciparono alla Prima guerra di indipendenza e, tra questi, furono Cesare Bertarelli, Giovanni Pagliacci Sacchi, Francesco Canevari, Luigi Savini. Dopo la fuga di Pio IX a Gaeta, anche Viterbo partecipò alla breve ma intensa esperienza della Repubblica Romana eleggendo propri rappresentanti all’Assemblea Costituente. Tra i numerosi poi accorsi a difendere Roma dall’assedio dei francesi si distinsero Prospero Sel

li, Giustino Giustini, Evaristo Casanova.

Con la restaurazione pontificia le voci liberali per alcuni anni tacquero, ma un risveglio si ebbe nel 1860, quando una colonna di volontari (in gran parte umbri e toscani) detti “Cacciatori del Tevere”, al comando del colonnello Masi che aveva per aiutante l’esule viterbese Giovanni Pagliacci Sacchi lib[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 650

Brano: [...]f ini, si stabilì a Londra (1837), dove visse collaborando ad alcune riviste con articoli politici e letterari sull’Italia.

Nel 1840 rilanciò il programma della Giovine Italia, da alcuni anni dissolta, e riprese con vigore l’attività politica: ispirò nuovi tentativi insurrezionali, tra cui la spedizione dei fratelli Bandiera in Calabria (giugno 1844) finita tragicamente. Sempre da Londra, nel settembre 1847 indirizzò una lettera al nuovo papa Pio IX, vanamente esortandolo a operare per l’unificazione italiana.

Il Quarantotto

Quando in tutta Europa divamparono i moti rivoluzionari del 1848, anche in Italia alcuni sovrani (Ferdinando Il a Napoli, Carlo Alberto a Torino e Pio IX) si videro costretti a concedere la Costituzione. Quando poi, nel marzo, i milanesi insorsero cacciando gli austriaci dalla città, Carlo Alberto giudicò propizio il momento per dichiarare guerra all’Austria. Mazzini, che da Londra si era portato a Parigi, accorse allora a Milano e, accantonando la pregiudiziale repubblicana, accettò di collaborare con la monarchia in nome della unificazione nazionale. Ma poi, sconfitto dagli austriaci a Custoza, Carlo Alberto tradì ogni aspettativa e Mazzini fu costretto a riparare nuovamente in Svizzera.

La Repubblica Romana La propaganda mazziniana comin[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 166

Brano: [...]Ti beri, Giuseppe Tornassi, Domenico Fiord e ponti (nella cui bottega avvenivano le riunioni), Angelo Olivetti, Serafino Carocci. Due “forestieri”, Pasquale Brilloni di Terni e il medico Gioacchino Brunetti di Faenza, facevano parte del gruppo dei principali oppositori reatini al regime papale. Durante gli anni Trenta, in seguito all'istruzione di numerosi processi, parecchi patrioti dovettero andare in esilio. L'elezione al soglio pontificio di Pio IX (giugno 1846), riaccese nei democratici locali alcune speranze che si rinfocolarono quando il nuovo papa, seguendo l'esempio di Ferdinando Il di Napoli, di Leopoldo II di Toscana e di Carlo Alberto di Savoia concedette lo Statuto (la notizia arrivò a Rieti il 16.3.1848). Ma furono speranze ben presto deluse, malgrado la partecipazione di volontari reatini alla Prima guerra d'indipendenza (i caduti furono Carlo Tosi, Michele Paolessi e Giuseppe Maffei).

Dopo la fuga di Pio IX da Roma, Rieti diede il proprio contributo alla breve ed eroica vicenda della Repubblica Romana del 1849. All'As

[...]

[...]i democratici locali alcune speranze che si rinfocolarono quando il nuovo papa, seguendo l'esempio di Ferdinando Il di Napoli, di Leopoldo II di Toscana e di Carlo Alberto di Savoia concedette lo Statuto (la notizia arrivò a Rieti il 16.3.1848). Ma furono speranze ben presto deluse, malgrado la partecipazione di volontari reatini alla Prima guerra d'indipendenza (i caduti furono Carlo Tosi, Michele Paolessi e Giuseppe Maffei).

Dopo la fuga di Pio IX da Roma, Rieti diede il proprio contributo alla breve ed eroica vicenda della Repubblica Romana del 1849. All'As

semblea Costituente furono eletti

4 deputati reatini (Ippolito Vincentini, Francesco Battistini, Giuseppe Maffei, Mario Simeoni) e il 29.1. 1849 Giuseppe Garibaldi giunse in città alla testa di 500 volontari. I garibaldini restarono a Rieti fino alla metà di aprile e, quando ripartirono, a ingrossare le loro file si unirono numerosi reatini guidati da Ludovico Petrini.

La Sabina seguì con apprensione le sorti della Repubblica Romana e, quando questa cadde, pagò duramente l[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 159

Brano: Astensionismo

l’udienza di Pio IX dell’11.10.1874) e infine concretata nel divieto assoluto di partecipare alle elezioni. Un gruppo di zelanti cattolici, dopo le elezioni generali del 1876, era anzi arrivato al punto di raccogliere in un grosso volume tutte le schede elettorali non utilizzate, per portarle a Pio IX, che apertamente manifestò la sua « immensa soddisfazione » per l’obbedienza dei credenti alle disposizioni della Santa Sede. Una « soddisfazione » che aveva certo l’indubbio sapore di una riconferma del divieto di votare. Qualcosa di nuovo veniva però maturando in seno al movimento cattolico. Sin dal 1875 era stata fondata rOpera dei congressi e dei comitati cattolici, precorritrice dell’odierna Azione Cattolica (v.); e durante il papato di Leone XIII s’era formata quella corrente di « democrazia sociale » che aveva nel sacerdote Romolo Murri la sua punta di diamante, ma che annoverava tra i[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 56

Brano: [...]ali alla « Questione romana », prima e dopo l'occupazione di Roma del 20. 9.1870, si erano tradotti, per volere della Santa Sede, nel divieto assoluto ai rappresentanti dei ceti cattolici religiosamente più impegnati e legati alla gerarchia di prendere parte alla direzione della cosa pubblica e quindi di partecipare alle elezioni politiche (il noto Non expedit, « non conviene », formulato per la prima volta nel 1868, confermato esplicitamente da Pio IX con decreto della Santa Penitenzieria del 10.9.1874 e in vigore, sia pure con successive attenuazioni e interpretazioni limitative, sino alle consultazioni politiche del 1919). È vero che questo divieto non si estendeva alle amministrazioni comunali, dove la grossa borghesia clericale e soprattutto gli agrari avevano i loro interessi più imme= diati e cospicui da difendere e dove la partecipazione alle competizioni elettorali, da parte dei cattolici, fu sempre intensissima e fruttuosa, sul terreno del potere locale. Ma mentre in Germania il Centro cattolico si presentava già, nell'età bismarc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 57

Brano: [...]riunione tenuta a Milano il 4.1.1894 e pubblicato nel numero dello stesso mese dalla Rivista internazionale di Scienze Sociali, fondata un anno prima dal quasi cinquantenne Giuseppe Tomo

lo (18451918), docente di Economia politica all’università di Pisa e che sin dal 1887 era stato chiamato a far parte del nucleo dirigente dell’« Opera dei Congressi ». Era questa la nuova organizzazione di massa dei cattolici italiani, autorizzata nel 1874 da Pio IX, per tentare l’unificazione di tutte le forze confessionali sotto la diretta guida della gerarchia ecclesiastica, e presieduta allora da un tipico rappresentante del clericalismo veneto, l’avv. Giovanni Battista Paganuzzi, fatto poi conte da Leone XIII nel 1896, intransigente e bigotto, in perenne contrasto con lo Stato liberale e con i cattolici « conciliatoristi », che non intendevano dissociare la loro fede religiosa dalla lealtà allo Stato borghese unitario e alle istituzioni monarchiche, non riconosciute dalla Chiesa.

È vero che già nel 1891 il Toniolo, considerato ancor oggi il massi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 271

Brano: [...]el 1953. È attualmente consigliere nazionale dell’A.N.P.I. e presidente dell’istituto storico della Resistenza di Imperia.

Farini, Pietro

N. a Russi (Ravenna) il 23.6.1862, m. a Mosca nel novembre 1940; farmacista.

Discendente di grande famiglia di patrioti: un suo avo, Antonio, fu capo della Carboneria romagnola e governatore di Forlì durante il periodo napoleonico; il prozio, Luigi Carlo, fu deputato àll'Assemblea romana e ministro di Pio IX nel 1848 (quando fu promulgata la Costituzione) ; il cugino Domenico fu a lungo presidente della Camera e del Senato; lo zio Epaminonda, capo dei mazziniani di Romagna, combattè con Garibaldi ad Aspromonte (1862) e a Bezzecca (1866); il padre, Leonida, fu mazziniano, volontario nei Battaglioni universitari e garibaldino a Mentana.

Il giovane Pietro militò nel Partito repubblicano fin dagli anni dell’università e nel 1882 contribuì alla campagna elettorale nella quale repubblicani e internazionalisti romagnoli fecero eleggere di comune in

tesa Andrea Costa (v.) e Amilcare Cipriani (v.). [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 306

Brano: [...] del 1932. Dopo I’8.9.1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza e del movimento partigiano milanese. Coraggioso combattente, prese parte a numerose azioni in valle Olona e poi a Milano, dove divenne comandante delle formazioni garibaldine della città.

G.Br.

Felici, Arturo

Panfilo. N. a Farigliano (Cuneo) il 12.1.1903, m. a Cuneo il 20.6.1968; tipografo editore.

Nipote di un governatore della magistratura pontificia destituito da Pio IX per aver aderito alla Repubblica Romana, si impiegò ventenne nella tipografia di Trento nella quale veniva stampato il giornale dei « popolari » di Alcide De Gasperi. Quando, nel 1924, i fascisti ne distrussero gli impianti, si trasferì a Cuneo, aprì una propria tipografia e presto divenne noto nel centro piemontese come un irriducibile avversario del regime. Nel 1925 conobbe Dante Livio Bianco e più tardi Tancredi Galimberti (v.), ai quali si legò da profonda amicizia nei comuni ideali antifascisti.

Aderì al movimento di « Giustizia e Libertà » e prese parte alla fondazione del Partito d’[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Pio IX, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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